Rete per la Legalità Sicilia parte civile nel processo Xydi. Scandurra: “Impegno sull’esempio di Libero Grassi”

Il coordinamento regionale di “Rete per la Legalità Sicilia” è stato ammesso come parte civile all’udienza preliminare nei confronti di 29 destinatari di richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito della maxi inchiesta “Xydi” condotta dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Agrigento che hanno stretto il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, e che vede al centro in particolare il mandamento di Canicattì.

La costituzione di parte civile è stata presentata dall’avvocato Valeria D’Anca, del foro di Caltanissetta, alla presenza ieri nell’aula bunker del Pagliarelli di Palermo del vice presidente nazionale di “Sos Impresa – Rete per la legalità” Giuseppe Scandurra, del coordinatore regionale Giuseppe Foti e del vice coordinatore Eugenio Di Francesco. 

“Ancora una volta “Rete per la Legalità Sicilia” è presente con azioni concrete, dimostrando vicinanza e sostengo in tutte le fasi del percorso al tessuto imprenditoriale e produttivo, in particolare in un territorio che grazie all’opera di Forze dell’Ordine e Magistratura e col supporto dell’associazione antiracket sta combattendo tenacemente e con coraggio la propria lotta contro l’oppressione della criminalità organizzata”, commenta Giuseppe Scandurra, vice presidente nazionale di “Sos Impresa – Rete per la Legalità”.

“Un’attività quella della nostra associazione che prosegue ogni giorno sul campo per onorare l’esempio di chi, come Libero Grassi, pagò con la propria vita l’avere gridato la sua libertà dal condizionamento mafioso – aggiunge Scandurra -. Ci ha lasciato un grande insegnamento di coerenza, di dignità̀ e di valori, facendo capire che è necessario stare accanto agli imprenditori che denunciano, far sentire la solidarietà e non lasciarli mai soli. Oggi le denunce non rappresentano soltanto una vittoria dello Stato ma sono il risultato del sacrificio di Libero e dedicate a tutte le vittime di mafia, motivo per cui la nostra associazione si è fatta promotrice della proposta al Ministero dell’Interno di istituire ogni anno per il 10 gennaio la Giornata della memoria per le vittime di racket e usura, in ricordo di quel 10 gennaio 1991 quando sul Giornale di Sicilia fu pubblicata l’ormai famosa “Lettera al caro estorsore” firmata da Libero Grassi, denuncia che, pochi mesi dopo, il 29 agosto, costò la vita all’imprenditore siciliano.

Inaugurato a Partanna il nuovo cantiere dell’impresa Mammana

È stato inaugurato nei giorni scorsi a Partanna, in provincia di Trapani, il nuovo cantiere dell’impresa di Michelangelo Mammana, il terzo nel giro di pochi mesi dell’imprenditore socio di “Rete per la Legalità”, per i lavori per conto della committente Enel per la realizzazione di un nuovo parco eolico. Al fianco dell’impresa Mammana, l’Arma dei Carabinieri e l’associazione antiracket, grazie al protocollo di collaborazione instaurato. 

Come protocollo l’inaugurazione è avvenuta alla presenza del Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Fabio Bottino, del Comandante della Compagnia di Castelvetrano, Cap. Pietro Calabrò e del Comandante di stazione di Partanna. Presenti anche Giuseppe Scandurra, vice presidente vicario nazionale e regionale di Sos Impresa – Rete per la Legalità, ed Eugenio Di Francesco, vice coordinatore regionale “Rete per la Legalità Sicilia”. 

Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza di fare squadra e sinergia tra Stato e classe imprenditoriale, e che la paura deve essere superata con la forza nello stare uniti. 

“Anche in un territorio molto a rischio come questo, lo Stato c’è ed è più forte – sottolinea Giuseppe Scandurra -. Oggi occorre fiducia nelle istituzioni, loro sono la nostra arma più forte per vincere la sopraffazione e qualsiasi atto che possa indurre allo sconforto e all’abbandono di questa terra. I Mammana in questi anni hanno deciso di denunciare qualsiasi forma di oppressione della criminalità ed hanno trovato nelle Stazioni dell’Arma il loro punto di riferimento. La presenza oggi è segno di uno Stato che sta accanto agli imprenditori liberi e onesti”.

“In un territorio ad alto rischio di infiltrazioni mafiose, legate al super latitante Messina Denaro – aggiunge Eugenio Di Francesco – questa è un’occasione per rimarcare e testimoniare che in Sicilia si può lavorare e investire senza dover stare a “braccetto” con nessuno. La presenza delle forze dell’ordine manifesta la forza nello Stato, la vicinanza verso coloro i quali hanno deciso di stare dalla parte della Giustizia”.