Visita del Gen. Rosario Castello comandante delle Legione Carabinieri Sicilia, all’azienda di Michelangelo Mammana

Questa mattina il Comandante della Legione Carabinieri “Sicilia”, Gen. B. Rosario CASTELLO, ha visitato, accompagnato dal Comandante provinciale di Messina e dal C.te della Compagnia di Mistretta, la Stazione Carabinieri di Castel di Lucio presidio del Comando Provinciale Carabinieri di Messina al confine con la provincia di Palermo.

Nel corso della visita, il Generale ha espresso il suo vivo apprezzamento ai militari della Stazione Carabinieri di Castel di Lucio, che quotidianamente rappresentano le istituzioni in quel territorio, che si inserisce nel parco museale a cielo aperto della “fiumara d’arte”, sottolineando l’importante lavoro di prossimità, vicinanza e assistenza svolto dai militari a favore della popolazione locale. 

Nella circostanza, in ragione della particolare posizione geografica della caserma dell’Arma, unico presidio di polizia nell’entroterra montano nebroideo, il Comandante della Legione Sicilia ha ringraziato i Carabinieri per il loro quotidiano impegno e sacrificio e per porsi quali protagonisti nell’assicurare un solido ed efficiente baluardo di legalità verso le varie forme di criminalità comune ed organizzata storicamente presenti nell’area mistrettese.

Al termine della visita il Comandante della Legione Sicilia ha voluto incontrare l’imprenditore presso la sua azienda, Michelangelo Mammana, per testimoniare la vicinanza propria e di tutti i carabinieri della Sicilia ad un imprenditore che è stato vittima di estorsione di stampo mafioso. Nella circostanza, era presente anche il Vice Presidente della Rete per la Legalità – SOS Impresa, Giuseppe Scandurra il quale ha tenuto a ringraziare il Generale e tutti i Carabinieri della Sicilia per la loro costante opera di prevenzione e repressione del fenomeno delle estorsioni di stampo mafioso ai danni degli imprenditori siciliani.

Scandurra: “Ci vuole una nuova stagione dell’antiracket”

Di seguito l’intervista rilasciata alla Gazzetta del Sud dal Vice Presidente Nazionale di Sos-Impresa Rete Per la Legalità, Giuseppe Scandurra.

Siamo a quasi sette milioni di euro. E la Sicilia nel triennio 2019-2019 ha superato perfino la Campania e la Calabria come volume economico per i mutui e i ristori che l’ufficio del Commissario straordinario antiracket e antiusura del governo ha concesso nella nostra isola, dove il problema delle mafie sembra essere praticamente scomparso dall’agenda politica di tutti. Sono stati erogati complessivamente fondi per 6 milioni e 726mila euro. Una goccia nel mare mafioso in cui quasi la totalità delle vicende personali di imprenditori e commercianti in questione si agitano irrisolte da anni.

Denunce allo “zero”

A questo “stato delle cose” che indica un problema serio da affrontare se si vuole veramente la rinascita di chi è tartassato dalla mafia e dagli usurai bisogna agganciare il dato che ci viene prepotentemente fornito dalla recente operazione antimafia che ha azzerato la rinascita di Cosa nostra barcellonese: decine di episodi estorsivi agli atti, decine di vittime alcune perfino picchiate a sangue. E le denunce? Pari allo zero. E non è soltanto Barcellona, ma l’intera Sicilia drammaticamente ancorata a questo “zero”. È un campanello d’allarme importantissimo che non bisogna sottovalutare per ripensare all’intero mondo dell’antiracket, con nuovi slanci d’azione, nuove proposte, nuove strategie. Un tema che avevamo affrontato nei nostri articoli proprio sull’operazione antimafia, e che viene adesso rilanciato da un documento programmatico inviato nei giorni scorsi alla Commissione regionale antimafia – che su questo tema ha svolto una serie di audizioni proprio nei giorni scorsi -, dal coordinamento regionale siciliano di “Rete per la Legalità”. Cinque pagine di cui discutiamo con il vice presidente nazionale di “Rete”, Pippo Scandurra, un gruppo «rappresenta quindici associazioni in tutta la Sicilia, nonché quattro presidi di legalità nelle provincie di Caltanissetta e Agrigento. Altri presidi stanno nascendo in tutta la Sicilia, in primis nella zona dei Nebrodi, nei comuni di Cesarò, San Fratello, Tortorici, Floresta, Montalbano, fino a giungere a Randazzo, ma anche in zone della Sicilia in cui si è riscontrata una storica difficoltà nella lotta alla mafia, come Licata, Canicatti, Agrigento, Palma di Montechiaro».

La burocrazia uccide

«La creazione di tali presidi – prosegue Scandurra -, si è resa necessaria, dal momento che, nonostante le suddette zone necessitano di una presenza concreta del movimento antiracket, vi sono notevoli difficoltà a costituire nuove associazioni. I requisiti burocratici per la creazione di un nuovo ente, infatti, scoraggiano spesso gli imprenditori e richiedono, pertanto, l’adozione di soluzioni temporanee che possano offrire, con l’apporto concreto delle Forze dell’Ordine, una risposta efficace all’emergenza rappresentata dalla pressione di Cosa nostra sul territorio, pressione che sta diventando intollerabile in seguito alla pandemia da Covid-19 e della crisi economica che sta mettendo in ginocchio migliaia di imprese».

Enormi difficoltà

Scandurra e i componenti del gruppo antiracket, nel documento, parlano di «enormi difficoltà», ma nonostante tutto «le associazioni antiracket hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo di primaria importanza nella lotta a Cosa nostra in Sicilia, spesso rimanendo in silenzio, anche di fronte ad attacchi gratuiti sul loro operato, prediligendo al clamore dei media la concretezza dei fatti».

La perdita di centralità

Poi la considerazione amarissima: «E tuttavia, le stesse sembrano aver perso quella posizione di centralità che pure ricoprivano fino a pochi anni addietro. La lontananza della politica dal movimento antiracket è di fondamentale importanza per comprendere le difficoltà in cui vivono quotidianamente le associazioni sul territorio. Difatti, senza l’incisivo apporto delle Istituzioni, la lotta al racket, all’usura e alla corruzione è destinata a rimanere nient’altro che una pia illusione».

Leggi da rivedere

«La buona volontà, però, da sola non sarà sufficiente a sconfiggere la mafia. Per sconfiggere la mafia occorrono leggi efficienti, in grado di fornire aiuti rapidi alle vittime, impedendo loro di uscire dal circuito economico. Riteniamo necessario una profonda revisione dell’apparato normativo attualmente vigente in Sicilia, come la legge regionale Sicilia n. 20/99 o la legge regionale n. 15/2008, le quali sono state prese a modello da altre regioni ed implementate, mentre in Sicilia sono applicate con grandi difficoltà».

I tempi biblici

«Invero – scrivono in componenti della “Rete” -, non è pensabile, considerati i tempi biblici della giustizia, attendere che si arrivi alla condanna dei colpevoli per elargire le prime somme a chi ha denunciato. Occorre che lo Stato, previo l’accurato vaglio delle Forze dell’Ordine e con l’ausilio delle associazioni antiracket e antiusura conceda un sollievo immediato all’imprenditore in difficoltà, dandogli la possibilità di continuare ad esercitare la propria attività economica».

Le sovvenzioni

«Infine, con riferimento alla legge 20/99, sia consentita un’osservazione. Tale norma, di fondamentale importanza negli anni passati per la vita delle associazioni antiracket, meriterebbe di essere riconsiderata nella parte in cui disciplina il complesso e farraginoso meccanismo di sovvenzioni alle associazione antiracket. Premesso che da anni assistiamo a tagli lineari da parte della Regione ai fondi destinati alle associazioni antiracket, si deve rilevare come il sistema congegnato dalla legge de qua non consenta alle associazioni di programmare le proprie attività, se è vero com’è vero che i rimborsi, quando arrivano, fanno riferimento unicamente alle spese già sostenute».

Gli interrogativi

«Lo slogan che da sempre accompagna la lotta al racket è “denunciare conviene”. Ma occorre chiedersi: è davvero così oggi? È davvero conveniente denunciare se, poi, presentare la domanda di accesso al fondo di solidarietà ex l. 44/99 richiede un iter burocratico degno di un romanzo di Kafka? È davvero conveniente presentare una domanda di accesso al fondo di solidarietà, se poi bisogna attendere – non è un caso infrequente – anche dieci anni per ottenere il ristoro? È davvero conveniente denunciare gli estorsori se occorrono più di tre anni per ottenere i rimborsi di imposte e contributi previsti dall’art. 3 della legge regionale n. 15/2008. Lo Stato, per il tramite dell’associazione antiracket, dovrebbe dare risposte immediate all’imprenditore che trovi il coraggio di denunciare, Solo l’esperienza positiva del singolo potrà innescare, infatti, quella spirale di fiducia necessaria ad abbattere il timore per le ritorsioni da parte di Cosa nostra, la quale, certo, non attende tre anni prima di bussare alla porta del denunciante. Denunciare conviene? Abbiamo il dovere di crederci».

Pesanti condanne al processo Alastra. Scandurra: “Una sentenza che incoraggia gli imprenditori a denunciare”

Sono arrivate oggi pesanti condanne, per complessivi oltre 60anni di carcere, nel processo con rito abbreviato al Tribunale di Palermo che vedeva tra gli imputati anche esponenti di spicco della criminalità organizzata palermitana, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata, scaturito dall’operazione “Alastra”. 

Il Gup Ermelinda Marfia ha quindi disposto a carico dei sette imputati condannati anche il risarcimento del danno nei confronti delle parti civili costituite, tra cui l’imprenditore di Castel di Lucio Michelangelo Mammana, affiancato da Rete per la Legalità Sicilia e dall’Acis di Sant’Agata di Militello, anch’esse parti civili nel processo e rappresentate dall’avvocato Salvatore Mancuso. La quantificazione del risarcimento sarà determinata in sede civile.

“Questa è una sentenza che incoraggia ancora una volta gli imprenditori a denunciare”, afferma il vice presidente nazionale di Sos Impresa – Rete per la legalità Pippo Scandurra.  “Quasi un anno, dagli arresti al processo alla sentenza, a dimostrare che quando c è la collaborazione degli imprenditori si ottengono risultati importanti e immediati. Alcuni imprenditori che hanno denunciato, come Mammana, fanno ormai parte a pieno titolo della nostra Rete e la loro scelta lì ha resi sempre più forti. Un ennesimo segnale di come il sacrificio coraggioso della denuncia fatto dagli imprenditori è determinante per arginare e sconfiggere la sopraffazione esercitate dalla criminalità organizzata sui territori e sugli imprenditori onesti. Per questo il nostro movimento antiracket ed antiusura – conclude Scandurra – continuerà a rafforzare la propria presenza costante al fianco di tutte le vittime”. 

Rete per la Legalità Sicilia parte civile nel processo Xydi. Scandurra: “Impegno sull’esempio di Libero Grassi”

Il coordinamento regionale di “Rete per la Legalità Sicilia” è stato ammesso come parte civile all’udienza preliminare nei confronti di 29 destinatari di richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito della maxi inchiesta “Xydi” condotta dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Agrigento che hanno stretto il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, e che vede al centro in particolare il mandamento di Canicattì.

La costituzione di parte civile è stata presentata dall’avvocato Valeria D’Anca, del foro di Caltanissetta, alla presenza ieri nell’aula bunker del Pagliarelli di Palermo del vice presidente nazionale di “Sos Impresa – Rete per la legalità” Giuseppe Scandurra, del coordinatore regionale Giuseppe Foti e del vice coordinatore Eugenio Di Francesco. 

“Ancora una volta “Rete per la Legalità Sicilia” è presente con azioni concrete, dimostrando vicinanza e sostengo in tutte le fasi del percorso al tessuto imprenditoriale e produttivo, in particolare in un territorio che grazie all’opera di Forze dell’Ordine e Magistratura e col supporto dell’associazione antiracket sta combattendo tenacemente e con coraggio la propria lotta contro l’oppressione della criminalità organizzata”, commenta Giuseppe Scandurra, vice presidente nazionale di “Sos Impresa – Rete per la Legalità”.

“Un’attività quella della nostra associazione che prosegue ogni giorno sul campo per onorare l’esempio di chi, come Libero Grassi, pagò con la propria vita l’avere gridato la sua libertà dal condizionamento mafioso – aggiunge Scandurra -. Ci ha lasciato un grande insegnamento di coerenza, di dignità̀ e di valori, facendo capire che è necessario stare accanto agli imprenditori che denunciano, far sentire la solidarietà e non lasciarli mai soli. Oggi le denunce non rappresentano soltanto una vittoria dello Stato ma sono il risultato del sacrificio di Libero e dedicate a tutte le vittime di mafia, motivo per cui la nostra associazione si è fatta promotrice della proposta al Ministero dell’Interno di istituire ogni anno per il 10 gennaio la Giornata della memoria per le vittime di racket e usura, in ricordo di quel 10 gennaio 1991 quando sul Giornale di Sicilia fu pubblicata l’ormai famosa “Lettera al caro estorsore” firmata da Libero Grassi, denuncia che, pochi mesi dopo, il 29 agosto, costò la vita all’imprenditore siciliano.

Inaugurato a Partanna il nuovo cantiere dell’impresa Mammana

È stato inaugurato nei giorni scorsi a Partanna, in provincia di Trapani, il nuovo cantiere dell’impresa di Michelangelo Mammana, il terzo nel giro di pochi mesi dell’imprenditore socio di “Rete per la Legalità”, per i lavori per conto della committente Enel per la realizzazione di un nuovo parco eolico. Al fianco dell’impresa Mammana, l’Arma dei Carabinieri e l’associazione antiracket, grazie al protocollo di collaborazione instaurato. 

Come protocollo l’inaugurazione è avvenuta alla presenza del Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Fabio Bottino, del Comandante della Compagnia di Castelvetrano, Cap. Pietro Calabrò e del Comandante di stazione di Partanna. Presenti anche Giuseppe Scandurra, vice presidente vicario nazionale e regionale di Sos Impresa – Rete per la Legalità, ed Eugenio Di Francesco, vice coordinatore regionale “Rete per la Legalità Sicilia”. 

Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza di fare squadra e sinergia tra Stato e classe imprenditoriale, e che la paura deve essere superata con la forza nello stare uniti. 

“Anche in un territorio molto a rischio come questo, lo Stato c’è ed è più forte – sottolinea Giuseppe Scandurra -. Oggi occorre fiducia nelle istituzioni, loro sono la nostra arma più forte per vincere la sopraffazione e qualsiasi atto che possa indurre allo sconforto e all’abbandono di questa terra. I Mammana in questi anni hanno deciso di denunciare qualsiasi forma di oppressione della criminalità ed hanno trovato nelle Stazioni dell’Arma il loro punto di riferimento. La presenza oggi è segno di uno Stato che sta accanto agli imprenditori liberi e onesti”.

“In un territorio ad alto rischio di infiltrazioni mafiose, legate al super latitante Messina Denaro – aggiunge Eugenio Di Francesco – questa è un’occasione per rimarcare e testimoniare che in Sicilia si può lavorare e investire senza dover stare a “braccetto” con nessuno. La presenza delle forze dell’ordine manifesta la forza nello Stato, la vicinanza verso coloro i quali hanno deciso di stare dalla parte della Giustizia”.

Rete per la Legalità a fianco degli imprenditori che denunciano. Nuova costituzione di parte civile a Messina

Arriva una nuova importante costituzione di parte civile da parte delle associazioni antiracket del territorio, nel processo apertosi nei giorni scorsi al Tribunale di Messina a carico di un soggetto, ritenuto dagli inquirenti affiliato alla criminalità organizzata, imputato per estorsione e rapina nei confronti di un imprenditore locale.

Rappresentate dagli avvocati Antonino Todaro e Marco Conti Gallenti, Rete per la Legalità Sicilia aps e Rete per la Legalità Messina aps si sono costituite a fianco della vittima, titolare di un’impresa edile, che coraggiosamente ha denunciato i diversi atti intimidatori e vessatori che è stato costretto a subire. “Denunciare simili reati è assolutamente importante a tutti i livelli”, sottolinea Giuseppe Scandurra, vice presidente nazionale “Sos Impresa – Rete per la Legalità, presente in aula alla costituzione in giudizio insieme al vice presidente di Rete per la Legalità Messina, Pasquale Casale. “Il contrasto più efficace a queste forme di taglieggiamento sono proprio le denunce circostanziate da parte di aziende ed imprenditori vessati – conclude Scandurra – che, grazie al sostegno dello Stato ed alla vicinanza delle associazioni antiracket, possono guardare con maggiore fiducia e serenità al loro futuro”.

“Memoria e riscatto”, a Canicattì il 29 e 30 novembre due giornate dell’antiracket sotto il segno del Beato Rosario Livatino

“Memoria e Riscatto” sarà lo slogan che accompagnerà la giornata antimafia e antiracket in programma martedì 30 novembre a Canicattì. A distanza di sei mesi dall’ultima manifestazione tenuta nello stesso Comune, l’associazione antiracket e antiusura “Sos Impresa-Rete per la Legalità” ha deciso di organizzare un altro appuntamento  per rimarcare il valore della denuncia e della libertà attraverso una giornata ricca di appuntamenti, che vedrà la partecipazione di numerose personalità dello Stato come il Prefetto, Giovanna Cagliostro, Commissario Straordinario del governo per il Coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, il Gen. B. Rosario Castello, Comandante della Legione Carabinieri Sicilia, Rita Cocciufa, Prefetto di Agrigento.


La giornata si aprirà alle 9.30 con la visita istituzionale e l’omaggio floreale alle cappelle cimiteriali dei Giudici, Beato Rosario Angelo Livatino e Antonino Saetta, accanto al quale riposa anche il figlio Stefano.

L’associazione antiracket in questi sei mesi ha accompagnato alla denuncia oltre una decina di imprenditori dell’hinterland agrigentino, verso i quali sono stati commessi reati di estorsione, usura e tentata estorsione. Coordinata prima dal referente territoriale, oggi vice coordinatore vicario regionale, Eugenio Di Francesco, l’associazione ha coinvolto il mondo ecclesiastico, della scuola, della società civile. Dopo la visita al cimitero, ci si sposterà nella casa dove visse il “giudice martire” dove il coordinamento regionale della Rete per la Legalità insieme al Centro Studi “Temi” firmerà un protocollo d’intesa con l’associazione “Casa Giudice Livatino”, rappresentata dalla presidente Claudia Vecchio, che sancisce una collaborazione volta a promuovere iniziative che coinvolgeranno il territorio tutto.

Al Teatro Sociale Comunale previsto quindi l’incontro con una rappresentanza di quattro classi di quinta dell’Istituto “Galileo Galilei”, guidate dal dirigente scolastico, prof. Vincenzo Fontana, con il mondo imprenditoriale, le autorità politiche del territorio e i sindaci della provincia agrigentina. A portare i saluti istituzionali sarà il sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo. Interverranno: Luigi Cuomo, Presidente Nazionale Sos Impresa; Eugenio Di Francesco, Vice coordinatore regionale Rete per la Legalità Sicilia. A portare la sua testimonianza sarà l’imprenditore Michelangelo Mammana. Modererà i lavori Giuseppe Scandurra, Vice presidente nazionale Sos Impresa – Rete per la Legalità. Concluderanno il convegno il Generale dei Carabinieri, Rosario Castello, e il Prefetto Cagliostro.

 «La presenza del Prefetto nazionale antiracket e del Generale dei Carabinieri Castello – afferma il vicepresidente, Pippo Scandurra – sottolinea l’importanza del ruolo che l’associazione antiracket   ha per il territorio agrigentino. Questi mesi di impegno costante, di accompagnamento alla denuncia, ci hanno fatto comprendere quanto importante sia la sinergia che si è creata con l’Arma dei Carabinieri. Anche la collaborazione con il Comando Legione Sicilia e il Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento, guidato dal Colonnello Vittorio Stinco, ci consentiranno di vivere, lunedì 29, un momento di confronto e di sinergia per il contrasto dei fenomeni mafiosi. L’impegno di Eugenio Di Francesco in questi mesi diventa per noi, in campo regionale e nazionale, un modello di operatività e di ascolto da replicare.  Aver creato sinergie con le diverse realtà del territorio, fa si che si possa sostenere concretamente imprenditori e aziende».

«La firma di questo protocollo – dice il vice coordinatore vicario, Eugenio Di Francesco – diventa occasione di dialogo e di apertura verso un territorio che ha sete e fame di libertà. Di fondamentale importanza il ruolo e la presenza della “Rete per la Legalità” in quanto non si configura come laboratorio di burocrazia ma quale punto di riferimento per il territorio, capace di creare rinnovamento culturale per abbattere i muri di silenzio e omertà contro tutte le strategie mafiose».

Processo “Sotto Scacco”, tra le vittime anche l’imprenditore Condorelli. Scandurra: fondamentale il valore della costituzione di parte civile

Ha preso il via nell’aula bunker del carcere Bicocca di Catania il processo “Sotto Scacco” che, tra le numerose vittime, vede Giuseppe Condorelli, socio onorario di “Sos Impresa – Rete per la Legalità”.

In tutto 78 gli imputati che si dovranno presentare davanti al Gup Luigi Barone. Andrea Bonomo e Giuseppe Sturiale, per rispondere dei reati commessi nei  territori dei comuni etnei, Catania. Paternò, Belpasso.

Diverse le costituzioni di parte civile, tra cui: l’avv. Fausto Amato per “Sos Impresa Sicilia”; l’avv. Caterina Galati Rando per l’“Acis Sant’Agata  di Militello”, per l’associazione A.S.A.A.E. (legata alla “Rete per la Legalità”) nella quale c’è anche l’ingegnere Colombrita, e per Giuseppe Condorelli; l’avv. Sandro Mascali per “Addiopizzo Catania”; l’avv. Salvatore Grosso per l’associazione “Alfredo Agosta”;  l’Inps  e il Comune di Belpasso.

Presenti in aula il vice-presidente nazionale di “Sos Impresa”, Giuseppe Scandurra, insieme al presidente di Catania, l’ing. Colombrita, il coordinatore regionale della Sicilia della “Rete per la legalità”, Pippo Foti, e diversi esponenti nazionali e regionali dell’organizzazione come Matteo Pezzino, Mauro Magnano ed Eugenio Di Francesco.

Un momento importante, quasi storico, sul fronte della lotta alla criminalità mafiosa.

«Momenti come quello che stiamo vivendo a Catania – afferma il vicepresidente nazionale, 

Giuseppe  Scandurra –  sottolineano il valore della costituzione di parte civile che vuol dire stare al fianco degli imprenditori, dal momento della denuncia sino a quando sono in grado di riprendere in mano la loro vita. Questo anche per fare in  modo che la loro attività riprenda più forte e più bella di prima. E’ il valore della solidarietà che si esprime nella sua pienezza».