Il 29 agosto 1991 la mafia uccideva a Palermo Libero Grassi, un imprenditore onesto e coraggioso ma soprattutto un Uomo Libero, capace di dire NO all’imposizione del pizzo, fino a pagare con la propria stessa vita la forza ed il coraggio di denunciare apertamente i suoi estorsori.
Oggi, trentadue anni dopo il suo sacrificio, l’esempio di Libero Grassi continua ad essere un punto di riferimento per tutti noi nella battaglia quotidiana sul territorio, a fianco degli imprenditori e di tutte le vittime di racket ed usura, facendo squadra con lo Stato per vincere definitivamente la sfida per il trionfo della libertà e dell’onestà!
Presso la Caserma “Carlo Alberto dalla Chiesa” di Palermo, sede della Legione Carabinieri “Sicilia”, è giunta in visita una delegazione dell’Associazione “S.O.S. Impresa – Rete per la Legalità”, rappresentata dal Vice Presidente vicario nazionale, Dott. Giuseppe Scandurra.
La delegazione è stata accolta dal Generale di Divisione Rosario Castello, Comandante della Legione Carabinieri e dai Comandanti Provinciali, nonché da una rappresentanza di carabinieri in servizio e in congedo.
Il Comandante della Legione, nel suo indirizzo di saluto, ha evidenziato la particolare valenza delle attività sinora svolte dall’associazione anti-racket, impegnata nell’Isola in un’opera di prevenzione e contrasto delle estorsioni e dell’usura, che ha permesso di incentivare l’emersione di tali reati e di diffondere la conoscenza delle misure di sostegno esistenti. Nella circostanza, è stato sottolineato come la rete capillare delle Stazionidell’Arma, in Sicilia, costituisca un punto imprescindibile di riferimento, a cui le vittime del racket possono e devono affidarsi, potendo accedere, a seguito di denuncia, ai fondi di solidarietà messi a disposizione dallo Stato.
Nel corso dell’incontro, alcuni degli associati hanno portato la loro testimonianza di forte impegno contro il fenomeno delle estorsioni. Si tratta di Michelangelo Mammana, imprenditore edile di Castel di Lucio (Me) vittima di estorsione, Rita Spartà di Randazzo (Ct), che ha subìto l’uccisione del padre e dei fratelli per opera della criminalità, ed Eugenio Di Francesco, imprenditore di Riesi (Cl), che dopo l’uccisione del fratello da parte del padre si è impegnato in prima persona nella lotta al racket e all’usura.
“Questo incontro era per noi particolarmente sentito per ribadire il nostro grazie al Comandante della Legione Carabinieri di Sicilia, Generale Castello, ai Comandanti Provinciali e tramite essi a tutti i Carabinieri di ogni singola Compagnia e Stazione per il prezioso contributo alla lotta al racket e all’usura”, commenta Giuseppe Scandurra, Vice Presidente vicario nazionale di Sos Impresa – Rete Per la legalità.
“I nostri sforzi sarebbero infatti del tutto vani senza il prezioso supporto della Benemerita Arma dei Carabinieri, la quale ha sempre supportato la nostra azione in tutte le fasi della gestione delle vittime, persone come quelle che hanno portato la loro testimonianzaodierna o come l’imprenditore di Belpasso Giuseppe Condorelli, che hanno fatto della legalità uno stile di vita e che hanno trovato la forza di denunciare con il sostegno della nostra associazione e grazie alla presenza rassicurante dei Carabinieri sul territorio”.
Dopo i saluti istituzionali presso la Chiesa di San Giacomo dei Militari, la visita è proseguita nella “Sala della Memoria”, che raccoglie le testimonianze storiche dell’Arma in Sicilia, con numerosi cimeli, documenti, foto ed uniformi, molte relative al Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, che è stato Comandante della Legione di Palermo, dal 1966 al 1973.
A seguire, i visitatori si sono recati all’interno della Chiesa di Santa Maria Maddalena, risalente al 1182, in stile arabo-normanno, ammirando le bellezze architettoniche dell’antico luogo di culto.
L’incontro si è concluso con il plauso della delegazione in visita, che ha manifestato gratitudine per la collaborazione offerta e per il proficuo lavoro svolto dai Carabinieri dell’Isola, in favore dei cittadini, delle comunità e degli operatori economici.
Sono giunti alle battute finali i lavori per la realizzazione di un parco eolico nel territorio di Marsala, eseguiti dall’impresa di Michelangelo Mammana e dei suoi due figli, Antonio e Giuseppe, con sede a Castel di Lucio.
Un appalto di particolare importanza per l’intero territorio per sin dal suo avvio fu sottoscritto formalmente il “Patto Antiracket” tra l’imprenditore Michelangelo Mammana, da anni socio dell’associazione antiracket e antiusura “Sos Impresa – Rete per la Legalità” e le istituzioni e le Forze dell’ordine, con l’apposizione all’ingresso del cantiere del logo dell’associazione antiracket.
Nei giorni scorsi l’incontro in cantiere con il Comandante della Compagnia Carabinieri di Marsala, Capitano Guido Romano Rosadoni, il Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile di Marsala, Tenente Lorenzo Longo, lo stesso imprenditore Michelangelo Mammana ed il Vice Presidente nazionale di “Sos impresa-rete per la legalità” Giuseppe Scandurra. Presenti anche i rappresentanti delle imprese “Engie” e “A2A”.
“È stato un momento particolarmente significativo che abbiamo voluto organizzare a testimonianza dell’assoluta regolarità e serenità con cui si sono sviluppate le attività di cantiere – commenta Giuseppe Scandurra – grazie alla condotta sempre limpida e puntuale dell’impresa e delle maestranze tutte ed alla vigilanza costante delle Forze dell’Ordine. Tutto ciò conferma che, anche in contesti storicamente connotati da forti criticità, è possibile portare avanti in maniera proficua l’attività d’impresa e raggiungere risultati importanti in termini di produttività e di sviluppo territoriale, grazie alla giusta sinergia tra imprenditori, i rappresentanti delle istituzioni e le associazioni che operano quotidianamente sul territorio, così come nello spirito del Patto Antiracket che, in questo caso, è stato pienamente onorato”.
L’Associazione “Sos Impresa – Rete per la Legalità”, rappresentata dal Vice Presidente Nazionale Giuseppe Scandurra con il Coordinamento regionale siciliano e le associazioni del territorio, esprimono profonda gratitudine per l’ennesima importante attività investigativa posta in essere dai Carabinieri e dalla Procura di Catania che ha portato al rinvenimento di alcune armi, in particolare due fucili con matricola abrasa, occultati in un terreno di Randazzo ritenuto nella disponibilità del gruppo mafioso dei Sangani, appartenente al clan Laudani.
Si tratta di un’area, in cui l’attenzione sempre alta della Magistratura e la presenza costante delle Forze dell’Ordine è fondamentale per ribadire la vicinanza dello Stato ad una comunità che purtroppo negli anni hanno dovuto subire il trauma di gravissimi fatti delittuosi come quelli del 1993 con gli omicidi di Randazzo.
“Sos Impresa – Rete per la Legalità” con le proprie associazioni sul territorio continuerà dunque ad essere a fianco del tessuto imprenditoriale locale che, con grandi sacrifici ed il coraggio della denuncia, come dimostra la recente operazione “Terra Bruciata”, sta cercando di affrancarsi definitivamente dall’oppressione della criminalità.
L’associazione nazionale SOS IMPRESA RETE PER LA LEGALITÀ APS esprime grande soddisfazione per l’arresto del ricercato numero uno della mafia, Matteo Messina Denaro avvenuto questa mattina da parte dei Carabinieri del ROS comandati dal generale Pasquale Angelosanto. L’operazione è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
“Ai vertici della Procura di Palermo e dei Carabinieri del ROS esprimiamo un grande ringraziamento per non aver mai cessato di dare la caccia alla primula rossa della mafia la cui latitanza è durata troppo tempo, ha dichiarato Luigi Cuomo presidente nazionale dell’associazione. Insieme a noi plaudono le tante vittime innocenti di questo sanguinario criminale avvolto da anni in una coltre di mistero e di invincibilità che oggi è stata abbattuta e vinta.”
Anche il vicepresidente vicario di SOS IMPRESA Rpl Pippo Scandurra ha espresso un forte plauso al Generale dei carabinieri Rosario Castello comandante della legione Sicilia e alla Procura di Palermo per l’importantissima operazione condotta questa mattina: “Eravamo certi che l’Arma dei Carabinieri coordinati e diretti dalla Procura di Palermo sarebbe arrivata a mettere fine alla lunga latitanza dell’ultra ricercato capo della mafia siciliana. L’impegno delle istituzioni nella lotta alle mafie e i successi come quelli di questa mattina rincuorano e rafforzano la fiducia di quanti quotidianamente si battono contro il racket e l’usura denunciando i loro aguzzini.”
“Agli inquirenti della Procura Distrettuale Antimafia di Catania ed alla Polizia di Stato va il nostro ringraziamento per l’ennesimo blitz che ha consentito di liberare decine di commercianti ed imprenditori dall’asfissiante zavorra dei taglieggiatori che per anni hanno imposto il pizzo”.
Lo afferma Giuseppe Scandurra, Vice Presidente Nazionale di Sos Impresa – Rete per la Legalità, commentando l’operazione “Sabbie Mobili” condotta all’alba di oggi della Polizia di Stato di Catania che ha permesso di sgominare il clan di Lineri, appartenente all’associazione mafiosa dei Santapaola-Ercolano, dedito alle richieste estorsive ai danni di imprenditori e commercianti nell’area del capoluogo etneo.
“Un’inchiesta che ancora una volta vede al centro le denunce degli imprenditori vessati, ai quali Sos Impresa – Rete per la Legalità, assieme all’associazione di Catania presieduta da Rosario Colombrita, manifesta tutta la propria vicinanza e la disponibilità ad accompagnarli nel loro percorso. In tal senso non possiamo che condividere la forte presa di posizione espressa quest’oggi dal Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato Prefetto Francesco Messina, che ha riferito della diffidenza ancora esistente da parte di molte parti offese a sporgere denuncia. Il nostro movimento sottolinea dunque ancora una volta l’invito a tutte le vittime di racket ed usura ad affidarsi allo Stato, nella certezza che non rimarranno mai da sole e che solo facendo tutti la nostra parte fino in fondo la battaglia contro la criminalità potrà essere vinta”.
SOS Impresa- Rete per la Legalità Aps è l’associazione antiracket e antiusura nata a Palermo all’indomani dell’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi avvenuto nell’Agosto del 1991 grazie ad un gruppo di commercianti coraggiosi che decisero di unirsi per difendersi dal racket delle estorsioni. L’atto costitutivo dell’associazione, che rapidamente da Palermo assunse una identità nazionale, è stato siglato a Roma nel maggio del 1992. L’associazione, pertanto, quest’anno celebra ufficialmente 30 anni di attività.
In 30 anni di storia SOS Impresa ha accompagnato imprenditori, commercianti ed artigiani alla denuncia di estortori ed usurai, ha assistito ed assiste, con principi di gratuità e solidarietà, le vittime nelle aule dei tribunali costituendosi tra l’altro Parte Civile nei processi, promuove, inoltre, diverse iniziative di studio, di promozione e di educazione “all’uso responsabile del denaro, prevalentemente nelle scuole medie inferiori e superiori.
La nostra associazione è riconosciuta dal Ministero dell’Interno, i suoi rappresentanti fanno parte del Comitato di Solidarietà per le vittime di estorsione e usura, detiene relazioni con le forze dell’ordine ai massimi livelli e con le Autorità giudiziarie nelle diverse Procure, è iscritta presso lo speciale albo della Prefettura di Roma e al RUNTS.
In occasione di questo trentennale abbiamo deciso di celebrare questa importante tappa con un evento nazionale che sia al tempo stesso una riflessione aggiornata sui fenomeni criminali legali all’infiltrazione criminale nell’economia e alla libertà d’impresa nel nostro Paese e sulle nuove strategie necessarie per adeguare l’impegno antiracket e antiusura del movimento sia in termini di analisi che di prevenzione e contrasto.
In questa occasione vogliamo anche offrire un riconoscimento agli uomini e alle donne che hanno contribuito a far nascere e crescere l’associazione in questi 30 anni, nonché alle personalità del mondo delle Istituzioni che con il loro operato e la loro vicinanza hanno contribuito alla crescita di tutto il movimento antiracket.
L’incontro si terrà venerdì 21 ottobre a Roma, al Teatro Rossini, in via Santa Chiara 14, con inizio alle ore 10. L’Evento sarà preceduto da un Tour che abbiamo chiamato “Strada Facendo. Il cammino della Legalità” che si avvale del Patrocinio della Regione Lazio, dal 17 al 21 ottobre, toccherà tutte le province del Lazio con una serie di incontri nelle università, nelle scuole, nelle associazioni professionali. Collegato al Tour è previsto il Premio “Giovani Reporter per la Legalità” rivolto agli studenti delle scuole medie superiori.
Concluderà i lavori il Commissario di Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Prefetto Maria Grazia Nicolò.
Questa mattina il Comandante della Legione Carabinieri “Sicilia”, Gen. B. Rosario CASTELLO, ha visitato, accompagnato dal Comandante provinciale di Messina e dal C.te della Compagnia di Mistretta, la Stazione Carabinieri di Castel di Lucio presidio del Comando Provinciale Carabinieri di Messina al confine con la provincia di Palermo.
Nel corso della visita, il Generale ha espresso il suo vivo apprezzamento ai militari della Stazione Carabinieri di Castel di Lucio, che quotidianamente rappresentano le istituzioni in quel territorio, che si inserisce nel parco museale a cielo aperto della “fiumara d’arte”, sottolineando l’importante lavoro di prossimità, vicinanza e assistenza svolto dai militari a favore della popolazione locale.
Nella circostanza, in ragione della particolare posizione geografica della caserma dell’Arma, unico presidio di polizia nell’entroterra montano nebroideo, il Comandante della Legione Sicilia ha ringraziato i Carabinieri per il loro quotidiano impegno e sacrificio e per porsi quali protagonisti nell’assicurare un solido ed efficiente baluardo di legalità verso le varie forme di criminalità comune ed organizzata storicamente presenti nell’area mistrettese.
Al termine della visita il Comandante della Legione Sicilia ha voluto incontrare l’imprenditore presso la sua azienda, Michelangelo Mammana, per testimoniare la vicinanza propria e di tutti i carabinieri della Sicilia ad un imprenditore che è stato vittima di estorsione di stampo mafioso. Nella circostanza, era presente anche il Vice Presidente della Rete per la Legalità – SOS Impresa, Giuseppe Scandurra il quale ha tenuto a ringraziare il Generale e tutti i Carabinieri della Sicilia per la loro costante opera di prevenzione e repressione del fenomeno delle estorsioni di stampo mafioso ai danni degli imprenditori siciliani.
Di seguito l’intervista rilasciata alla Gazzetta del Sud dal Vice Presidente Nazionale di Sos-Impresa Rete Per la Legalità, Giuseppe Scandurra.
Siamo a quasi sette milioni di euro. E la Sicilia nel triennio 2019-2019 ha superato perfino la Campania e la Calabria come volume economico per i mutui e i ristori che l’ufficio del Commissario straordinario antiracket e antiusura del governo ha concesso nella nostra isola, dove il problema delle mafie sembra essere praticamente scomparso dall’agenda politica di tutti. Sono stati erogati complessivamente fondi per 6 milioni e 726mila euro. Una goccia nel mare mafioso in cui quasi la totalità delle vicende personali di imprenditori e commercianti in questione si agitano irrisolte da anni.
Denunce allo “zero”
A questo “stato delle cose” che indica un problema serio da affrontare se si vuole veramente la rinascita di chi è tartassato dalla mafia e dagli usurai bisogna agganciare il dato che ci viene prepotentemente fornito dalla recente operazione antimafia che ha azzerato la rinascita di Cosa nostra barcellonese: decine di episodi estorsivi agli atti, decine di vittime alcune perfino picchiate a sangue. E le denunce? Pari allo zero. E non è soltanto Barcellona, ma l’intera Sicilia drammaticamente ancorata a questo “zero”. È un campanello d’allarme importantissimo che non bisogna sottovalutare per ripensare all’intero mondo dell’antiracket, con nuovi slanci d’azione, nuove proposte, nuove strategie. Un tema che avevamo affrontato nei nostri articoli proprio sull’operazione antimafia, e che viene adesso rilanciato da un documento programmatico inviato nei giorni scorsi alla Commissione regionale antimafia – che su questo tema ha svolto una serie di audizioni proprio nei giorni scorsi -, dal coordinamento regionale siciliano di “Rete per la Legalità”. Cinque pagine di cui discutiamo con il vice presidente nazionale di “Rete”, Pippo Scandurra, un gruppo «rappresenta quindici associazioni in tutta la Sicilia, nonché quattro presidi di legalità nelle provincie di Caltanissetta e Agrigento. Altri presidi stanno nascendo in tutta la Sicilia, in primis nella zona dei Nebrodi, nei comuni di Cesarò, San Fratello, Tortorici, Floresta, Montalbano, fino a giungere a Randazzo, ma anche in zone della Sicilia in cui si è riscontrata una storica difficoltà nella lotta alla mafia, come Licata, Canicatti, Agrigento, Palma di Montechiaro».
La burocrazia uccide
«La creazione di tali presidi – prosegue Scandurra -, si è resa necessaria, dal momento che, nonostante le suddette zone necessitano di una presenza concreta del movimento antiracket, vi sono notevoli difficoltà a costituire nuove associazioni. I requisiti burocratici per la creazione di un nuovo ente, infatti, scoraggiano spesso gli imprenditori e richiedono, pertanto, l’adozione di soluzioni temporanee che possano offrire, con l’apporto concreto delle Forze dell’Ordine, una risposta efficace all’emergenza rappresentata dalla pressione di Cosa nostra sul territorio, pressione che sta diventando intollerabile in seguito alla pandemia da Covid-19 e della crisi economica che sta mettendo in ginocchio migliaia di imprese».
Enormi difficoltà
Scandurra e i componenti del gruppo antiracket, nel documento, parlano di «enormi difficoltà», ma nonostante tutto «le associazioni antiracket hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo di primaria importanza nella lotta a Cosa nostra in Sicilia, spesso rimanendo in silenzio, anche di fronte ad attacchi gratuiti sul loro operato, prediligendo al clamore dei media la concretezza dei fatti».
La perdita di centralità
Poi la considerazione amarissima: «E tuttavia, le stesse sembrano aver perso quella posizione di centralità che pure ricoprivano fino a pochi anni addietro. La lontananza della politica dal movimento antiracket è di fondamentale importanza per comprendere le difficoltà in cui vivono quotidianamente le associazioni sul territorio. Difatti, senza l’incisivo apporto delle Istituzioni, la lotta al racket, all’usura e alla corruzione è destinata a rimanere nient’altro che una pia illusione».
Leggi da rivedere
«La buona volontà, però, da sola non sarà sufficiente a sconfiggere la mafia. Per sconfiggere la mafia occorrono leggi efficienti, in grado di fornire aiuti rapidi alle vittime, impedendo loro di uscire dal circuito economico. Riteniamo necessario una profonda revisione dell’apparato normativo attualmente vigente in Sicilia, come la legge regionale Sicilia n. 20/99 o la legge regionale n. 15/2008, le quali sono state prese a modello da altre regioni ed implementate, mentre in Sicilia sono applicate con grandi difficoltà».
I tempi biblici
«Invero – scrivono in componenti della “Rete” -, non è pensabile, considerati i tempi biblici della giustizia, attendere che si arrivi alla condanna dei colpevoli per elargire le prime somme a chi ha denunciato. Occorre che lo Stato, previo l’accurato vaglio delle Forze dell’Ordine e con l’ausilio delle associazioni antiracket e antiusura conceda un sollievo immediato all’imprenditore in difficoltà, dandogli la possibilità di continuare ad esercitare la propria attività economica».
Le sovvenzioni
«Infine, con riferimento alla legge 20/99, sia consentita un’osservazione. Tale norma, di fondamentale importanza negli anni passati per la vita delle associazioni antiracket, meriterebbe di essere riconsiderata nella parte in cui disciplina il complesso e farraginoso meccanismo di sovvenzioni alle associazione antiracket. Premesso che da anni assistiamo a tagli lineari da parte della Regione ai fondi destinati alle associazioni antiracket, si deve rilevare come il sistema congegnato dalla legge de qua non consenta alle associazioni di programmare le proprie attività, se è vero com’è vero che i rimborsi, quando arrivano, fanno riferimento unicamente alle spese già sostenute».
Gli interrogativi
«Lo slogan che da sempre accompagna la lotta al racket è “denunciare conviene”. Ma occorre chiedersi: è davvero così oggi? È davvero conveniente denunciare se, poi, presentare la domanda di accesso al fondo di solidarietà ex l. 44/99 richiede un iter burocratico degno di un romanzo di Kafka? È davvero conveniente presentare una domanda di accesso al fondo di solidarietà, se poi bisogna attendere – non è un caso infrequente – anche dieci anni per ottenere il ristoro? È davvero conveniente denunciare gli estorsori se occorrono più di tre anni per ottenere i rimborsi di imposte e contributi previsti dall’art. 3 della legge regionale n. 15/2008. Lo Stato, per il tramite dell’associazione antiracket, dovrebbe dare risposte immediate all’imprenditore che trovi il coraggio di denunciare, Solo l’esperienza positiva del singolo potrà innescare, infatti, quella spirale di fiducia necessaria ad abbattere il timore per le ritorsioni da parte di Cosa nostra, la quale, certo, non attende tre anni prima di bussare alla porta del denunciante. Denunciare conviene? Abbiamo il dovere di crederci».
Il coordinamento regionale di “Rete per la Legalità Sicilia” è stato ammesso come parte civile all’udienza preliminare nei confronti di 29 destinatari di richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito della maxi inchiesta “Xydi” condotta dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Agrigento che hanno stretto il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, e che vede al centro in particolare il mandamento di Canicattì.
La costituzione di parte civile è stata presentata dall’avvocato Valeria D’Anca, del foro di Caltanissetta, alla presenza ieri nell’aula bunker del Pagliarelli di Palermo del vice presidente nazionale di “Sos Impresa – Rete per la legalità” Giuseppe Scandurra, del coordinatore regionale Giuseppe Foti e del vice coordinatore Eugenio Di Francesco.
“Ancora una volta “Rete per la Legalità Sicilia” è presente con azioni concrete, dimostrando vicinanza e sostengo in tutte le fasi del percorso al tessuto imprenditoriale e produttivo, in particolare in un territorio che grazie all’opera di Forze dell’Ordine e Magistratura e col supporto dell’associazione antiracket sta combattendo tenacemente e con coraggio la propria lotta contro l’oppressione della criminalità organizzata”, commenta Giuseppe Scandurra, vice presidente nazionale di “Sos Impresa – Rete per la Legalità”.
“Un’attività quella della nostra associazione che prosegue ogni giorno sul campo per onorare l’esempio di chi, come Libero Grassi, pagò con la propria vita l’avere gridato la sua libertà dal condizionamento mafioso – aggiunge Scandurra -. Ci ha lasciato un grande insegnamento di coerenza, di dignità̀ e di valori, facendo capire che è necessario stare accanto agli imprenditori che denunciano, far sentire la solidarietà e non lasciarli mai soli. Oggi le denunce non rappresentano soltanto una vittoria dello Stato ma sono il risultato del sacrificio di Libero e dedicate a tutte le vittime di mafia, motivo per cui la nostra associazione si è fatta promotrice della proposta al Ministero dell’Interno di istituire ogni anno per il 10 gennaio la Giornata della memoria per le vittime di racket e usura, in ricordo di quel 10 gennaio 1991 quando sul Giornale di Sicilia fu pubblicata l’ormai famosa “Lettera al caro estorsore” firmata da Libero Grassi, denuncia che, pochi mesi dopo, il 29 agosto, costò la vita all’imprenditore siciliano.